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Chrónos e Kairós / Van Gogh and the Olive Groves
Ai tempi della scuola i miei compagni cenavano tutti tardi. Cenare tardi era indice di modernità. Più si cenava tardi, più si era evoluti, alla moda, giusti, impeccabili, audaci. Più si cenava presto, più si era primitivi, bifolchi, demodé, sbagliati, coglioni. Cenavano tardi le famiglie piccolo borghesi, avvezze dalla nascita a modi estroversi e spigliati. Cenavano presto i complessati, i goffi, gli incarogniti nel male sociale del disprezzo di sé. Io che discendo da una famiglia di origine contadina avevo l’abitudine di cenare alle sette meno un quarto, quando in Tv davano Zig Zag con Raimondo Vianello, o I Jefferson, o Italia Sera con Piero Badaloni, e pertanto rientravo nel novero dei coglioni. Poi sono cresciuto, e nel frattempo quel che allora era considerato moderno è diventato antico. Ma ciò che è rimasto inalterato nel connotare una certa idea borghese di modernità è proprio la gestione del tempo individuale. Si è moderni se si possiede una comprovata disinvoltura nel rispetto degli orari. Badate alla parola disinvoltura, è la chiave per capire tutto. Il mondo così come lo conosciamo è il dominio dei disinvolti, ossia di chi è ardito, sfacciato, privo di riserbo e di...
Ulay (1943-2020) / The most unknown among renowned artists
Frank Uwe Laysiepen, the German artist known as Ulay, died on March 2, just a few months before a major retrospective of his work, scheduled for November 2020, at the Stedelijk Museum in Amsterdam. He was born in 1943, in Sollingen, Germany, during World War II, but his personal and artistic journey really began in 1969, in Amsterdam (his adopted city) to which he was drawn by the constructive anarchist Provost movement. From Amsterdam, Ulay’s journey took him to Paris, Rome, Berlin, London, and then widened to include New York, Morocco, India, Nepal, the Middle East, China, Australia, and Patagonia. It ended in Ljubljana, Slovenia, where he married Lena Pislak and resided in the years before his death. It is now up to us to rediscover his work: polyhedral, beyond category, non-commercial and uncompromisingly radical. Ulay was a pioneer of Polaroid photography and of performative photography, a prominent figure among European Performance Art and Body Art of the 70s, and an early advocate for ecological militancy through art. His work challenged at their root all concepts of stable identity —national, sexual, political. Yet, even among "insiders", he is known almost...
Sex Pistols / The unpublished diaries of Jo van Gogh-Bonger
“My man’s got a heart like a rock cast in the sea” recita una strofa della canzone St. Louis blues di Bessie Smith ripresa da Malcolm McLaren nel suo brano About Her, inserito nella colonna sonora del film Kill Bill: Volume 2 di Quentin Tarantino. La pellicola s’ispira ai B Movie: film dozzinali destinati a un vasto pubblico. McLaren è stato un sensibile interprete dei fenomeni espressivi delle cosiddette subculture, divenute oggetto di ricerca dei Cultural Studies, nati con lo scopo di analizzare i cambiamenti nella cultura dal secondo dopoguerra con una particolare attenzione per il proletariato inglese e i comportamenti dei giovani appartenenti alla working class. McLaren contribuì alla nascita del punk britannico sviluppandone il look e l’ideologia. È noto come manager dei Sex Pistols, la più importante banda punk-rock britannica da lui creata raggruppando alcuni giovani che frequentavano la boutique in King’s Road, gestita insieme alla stilista Vivienne Westwood, dove si vendevano “vestiti sexy da bondage con tante catene” e le prime t-shirt strappate. The Sex Pistols fotografati nel 1976. Foto di Peter Vernon. Archivio EMI ...