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Vincent Van Gogh

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Chrónos e Kairós / Van Gogh and the Olive Groves

Ai tempi della scuola i miei compagni cenavano tutti tardi. Cenare tardi era indice di modernità. Più si cenava tardi, più si era evoluti, alla moda, giusti, impeccabili, audaci. Più si cenava presto, più si era primitivi, bifolchi, demodé, sbagliati, coglioni. Cenavano tardi le famiglie piccolo borghesi, avvezze dalla nascita a modi estroversi e spigliati. Cenavano presto i complessati, i goffi, gli incarogniti nel male sociale del disprezzo di sé. Io che discendo da una famiglia di origine contadina avevo l’abitudine di cenare alle sette meno un quarto, quando in Tv davano Zig Zag con Raimondo Vianello, o I Jefferson, o Italia Sera con Piero Badaloni, e pertanto rientravo nel novero dei coglioni. Poi sono cresciuto, e nel frattempo quel che allora era considerato moderno è diventato antico. Ma ciò che è rimasto inalterato nel connotare una certa idea borghese di modernità è proprio la gestione del tempo individuale. Si è moderni se si possiede una comprovata disinvoltura nel rispetto degli orari. Badate alla parola disinvoltura, è la chiave per capire tutto. Il mondo così come lo conosciamo è il dominio dei disinvolti, ossia di chi è ardito, sfacciato, privo di riserbo e di...

On view / Vincent van Gogh. A Life in Letters

‘My dear Theo, I was glad to hear that you were back safely. I missed you the first two days and it was strange for me not to find you when I came home in the afternoon’. This is the earliest exemplary from the complete correspondence of Van Gogh that survives today. Although Vincent is just nineteen years old when he pens it, he has already been working at the Goupil & Co art gallery in The Hague for some three years. Theo is fifteen at the time, and is returning home to his parents in Helvoirt, in North Brabant after a few days with his brother in the capital. He attends school in Oisterwijk, and travels there by foot – a six kilometer walk each way in the abundant wind and rain of that stormy Autumn. Vincent’s handwritten letter is torn at the top, but the date has been estimated thanks to the mention of the trotting races, which were held on Saturday, September 28th, 1872. Vincent has his younger brother at heart, ‘you must feel anxious’… he is a protective and affectionate older sibling, and will become even more so when Theo begins working at the Brussells branch of Goupil at the start of the new year. Read this, read that, visit these museums, take lots of walks ... ‘...

Sex Pistols / The unpublished diaries of Jo van Gogh-Bonger

“My man’s got a heart like a rock cast in the sea” recita una strofa della canzone St. Louis blues di Bessie Smith ripresa da Malcolm McLaren nel suo brano About Her, inserito nella colonna sonora del film Kill Bill: Volume 2 di Quentin Tarantino. La pellicola s’ispira ai B Movie: film dozzinali destinati a un vasto pubblico. McLaren è stato un sensibile interprete dei fenomeni espressivi delle cosiddette subculture, divenute oggetto di ricerca dei Cultural Studies, nati con lo scopo di analizzare i cambiamenti nella cultura dal secondo dopoguerra con una particolare attenzione per il proletariato inglese e i comportamenti dei giovani appartenenti alla working class. McLaren contribuì alla nascita del punk britannico sviluppandone il look e l’ideologia.  È noto come manager dei Sex Pistols, la più importante banda punk-rock britannica da lui creata raggruppando alcuni giovani che frequentavano la boutique in King’s Road, gestita insieme alla stilista Vivienne Westwood, dove si vendevano “vestiti sexy da bondage con tante catene” e le prime t-shirt strappate.   The Sex Pistols fotografati nel 1976. Foto di Peter Vernon. Archivio EMI  ...