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Vincent Van Gogh

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Chrónos e Kairós / Van Gogh and the Olive Groves

Ai tempi della scuola i miei compagni cenavano tutti tardi. Cenare tardi era indice di modernità. Più si cenava tardi, più si era evoluti, alla moda, giusti, impeccabili, audaci. Più si cenava presto, più si era primitivi, bifolchi, demodé, sbagliati, coglioni. Cenavano tardi le famiglie piccolo borghesi, avvezze dalla nascita a modi estroversi e spigliati. Cenavano presto i complessati, i goffi, gli incarogniti nel male sociale del disprezzo di sé. Io che discendo da una famiglia di origine contadina avevo l’abitudine di cenare alle sette meno un quarto, quando in Tv davano Zig Zag con Raimondo Vianello, o I Jefferson, o Italia Sera con Piero Badaloni, e pertanto rientravo nel novero dei coglioni. Poi sono cresciuto, e nel frattempo quel che allora era considerato moderno è diventato antico. Ma ciò che è rimasto inalterato nel connotare una certa idea borghese di modernità è proprio la gestione del tempo individuale. Si è moderni se si possiede una comprovata disinvoltura nel rispetto degli orari. Badate alla parola disinvoltura, è la chiave per capire tutto. Il mondo così come lo conosciamo è il dominio dei disinvolti, ossia di chi è ardito, sfacciato, privo di riserbo e di...

Prima qua e poi là / Vincent van Gogh. A Life in Letters

Dapprincipio, stufo di bacche, radici e carogne, l’uomo si inoltrò nei boschi per veder di acciuffare polli e tacchini, per parte loro ancora selvatici: e così l’uomo cacciatore fu. Tornato in caverna, li cucinava al girarrosto perché il fuoco era già stato addomesticato, da un milione di anni, se non prima, da qualche uomo-scimmiotto, chiamato ominide per eufemismo. Si sa dai tempi dell’antica Grecia che la colpa di quei succulenti arrosti era da addebitare a un complotto della ong “Prometeus”, molto invisa all’Olimpo, di propensione vegana a giudicare dal raffinato e tradizionale menù di nettare e ambrosia. Centotrentacinquemila anni fa, se non prima, all’uomo cacciatore, tormentato anche dai lupi che lo seguivano e cercavano sempre di scappare con le prede che aveva catturato, venne in mente di addomesticarli, e i lupi si trasformarono in “I migliori amici dell’uomo”. Quelle bestiole sono oggi: cani poliziotto, cani da valanga, cani da spiaggia, cani per ciechi, cani di compagnia, cani da stelle, come la povera Laika, ancora in orbita a gloria eterna dell’URSS… È da un bel po’ che va avanti questa storia della domesticazione delle cose, dei vegetali e degli animali: le...

Sex Pistols / The unpublished diaries of Jo van Gogh-Bonger

“My man’s got a heart like a rock cast in the sea” recita una strofa della canzone St. Louis blues di Bessie Smith ripresa da Malcolm McLaren nel suo brano About Her, inserito nella colonna sonora del film Kill Bill: Volume 2 di Quentin Tarantino. La pellicola s’ispira ai B Movie: film dozzinali destinati a un vasto pubblico. McLaren è stato un sensibile interprete dei fenomeni espressivi delle cosiddette subculture, divenute oggetto di ricerca dei Cultural Studies, nati con lo scopo di analizzare i cambiamenti nella cultura dal secondo dopoguerra con una particolare attenzione per il proletariato inglese e i comportamenti dei giovani appartenenti alla working class. McLaren contribuì alla nascita del punk britannico sviluppandone il look e l’ideologia.  È noto come manager dei Sex Pistols, la più importante banda punk-rock britannica da lui creata raggruppando alcuni giovani che frequentavano la boutique in King’s Road, gestita insieme alla stilista Vivienne Westwood, dove si vendevano “vestiti sexy da bondage con tante catene” e le prime t-shirt strappate.   The Sex Pistols fotografati nel 1976. Foto di Peter Vernon. Archivio EMI  ...